Teatro Rossini, una storia da salvare...

Appello del gruppo promotore "Salviamo il Rossini"

Se dal Teatro scompare il sapere

Mi riesce difficile parlare di cultura e di teatro senza pensare alla Scuola. Mi riesce incomprensibile capire cosa abbia spinto un Sindaco che si definisce "uomo di cultura" a ignorare a tal punto la scuola da non delegare ad alcun assessore la "Pubblica Istruzione". Eppure la scuola è deposito di cultura, fonte di cultura, trasmissione di cultura. Cominciando dalla conoscenza della lingua. "È solo la lingua che rende uguali. Uguale è chi sa esprimersi e intendere l'espressione altrui" scriveva in "Lettere ad una professoressa" Don Lorenzo Milani. Padroneggiare la lingua è dominare gli infiniti linguaggi che ci circondano, come la musica, l'arte, la poesia, il teatro, la logica, la filosofia, la teologia, l'economia. "Ogni parola che non capite è un calcio nel culo che prendete domani" ricordava Don Milani ai suoi ragazzi. Leggere e scrivere è l'architrave di una società uguale, democratica e fondata sul diritto. E' il segreto del progresso umano. E' l'essenza della civiltà, baluardo di libertà e verità. "Trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere" aveva detto Piero Calamandrei. Se la politica dimentica la scuola, la ignora o non la comprende, è perché la teme. Ha paura che la cultura generi conoscenza e coscienza. Ha paura che la verità di chi sa, squagli la demagogia, rivelando la falsità di un potere che contempla e alimenta se stesso.

La scarsa attenzione e la grossolanità degli interventi dell'attuale governo nazionale sulla Scuola, sono l'esempio di quanto a chi ha in mano il potere disinteressi la formazione delle coscienze. Allora si potenzia la dis-informazione, soprattutto attraverso la televisione, divenuto, suo malgrado, il più potente strumento di manipolazione politica e sociale. La televisione come "cattiva maestra" come l'aveva profeticamente definita il filosofo austriaco K. Popper.

Non può, dunque, non preoccuparmi un Sindaco che, oltre a non nominare un assessore alla e per la "Scuola", sostiene, nell'atto di rilanciare il Teatro Comunale, di rifarsi ai "modelli televisivi" come portatori di cultura nel nostro paese. L'idea che la cultura non si faccia nelle scuole ma nei talk show televisivi, rappresenta un'inquietante decadenza culturale e civile per la nostra città. Comici, cabarettisti e nullapensanti da reality divengono, così, i nuovi maestri del nostro tempo. E se i pedagogisti consigliano di allontanare i nostri figli da matrigna Tv e dai suoi cattivi modelli, noi la Tv la portiamo persino a Teatro. Quel Teatro calcato per anni da artisti di fama mondiale, diviene ora lo specchio di una società votata alla banalità, all'impoverimento morale, all'apatia e a quel conformismo che annulla ogni libertà, ogni creatività, ogni pensiero che non sia comune.

Un terrore così m'assale. Ed è la morte delle coscienze. L'accecamento dinanzi ad un male oscuro che odia la luce. La luce di chi vuol continuare a capire, a sapere, ad amare. Ritornare imprigionati nella caverna del mito platonico, incatenati di spalle alla luce, allegoria di un'umanità senza ali, senza più voglia di volare alto, senza più il desiderio di conoscere. Quel desiderio e quell'amore per il sapere che, in una lenta metamorfosi, ha trasformato delle bestie in essere umani.

Enzo Cuscito

Tratto da "la Piazza" ottobre 2008

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