Teatro Rossini, una storia da salvare...

Appello del gruppo promotore "Salviamo il Rossini"

Gioia Oggi - Incontro del 15 ottobre


“Salviamoil Rossini”, nasce un Comitato.


Sotto accusa la gestione diretta voluta dal Sindaco Piero Longo e la delibera di giunta che criticava
pesantemente l’operato del Kismet.


Un comitato per salvare la storia del Rossini contro ogni tentativo di screditarla. Con queste intenzioni è nato il gruppo “Salviamo il Rossini” che mercoledì 15 ottobre scorso si è presentato ufficialmente alla città in una riunione presso la Sala De Deo, gremitadi gente. Il gruppo, come si legge sul blog http://salviamoilrossini.blogspot.com/, creato dallo stesso, “è costituto da cittadini, intellettuali, utenti del teatro, sensibili al mondodelle arti e dello spettacolo, interessati alle questioni ad esso correlate, preoccupati per l’orientamento e l’impostazione che un certo potere intende dare alla cultura ”. Al momento a “Salviamo il Rossini” hanno aderito circa 50 persone
in poco più di una settimana, ma il numero, almeno finora, è stato in quotidiano aumento.


Le motivazioni di “Salviamo il Rossini”

Prendendo spunto da uno stralcio della delibera di giunta n°74 dell’8 settembre (“E’ stato sminuito il valore della qualità dell’offerta al pubblico in modo che cartelloni delle diverse stagioni artistiche non hanno mai presentato uno standard quantitativo omogeneo di caratura nazionale… costante è stata la tendenza ad allestimenti teatrali minimalisti, compagnie di uno o due attori, apparati scenici inconsistenti, strutture e durata degli spettacoli striminziti…”) su cui poi si è costruita la delibera di consiglio comunale (dalla quale però in premessa sono stati eliminati i riferimenti politici alla stessa lasciando solo quelli tecnici), il
gruppo ha manifestato nella Sala De Deo la propria “indignazione e preoccupazione per le sorti del nostro teatro”, come ha detto per tutti Dario Milano, in rappresentanza degli aderenti all’appello: “La delibera di giunta è stato un vero e proprio attacco – ha aggiunto – che ha sminuito la qualità delle offerte al pubblico. Un giudizio che sa molto di parte e che offende un siffatto patrimonio che
non può essere trattato al pari di un’azienda, e le intelligenze di quanti spettatori vi hanno partecipato. Si vuole distruggere la storia sotto tre profili: quello economico, quello materiale con la distruzione del proscenio per allargare il teatro e ricavare più posti, e soprattutto, quello che è peggio, sotto il profilo culturale.L’evidente volontà della nuova amministrazione è quella di una cultura di massa. Riteniamo che debba riconsiderare le sue scelte e interrompere l’opera di
demolizione di una storia invidiata e invidiabile”. Una storia che è stata ripercorsa nella sua interezza, dalla costruzione del teatro nell’800 finoagli ultimi anni dieci anni di gestione Kismet,dal prof. Franco Giannini, moderatore della serata, che ha ricordato tutti i benefici che il Rossini ha avuto dalla collaborazione con la cooperativa barese: dalle coproduzioni che hanno
portato il nome di Gioia del mondo (per esempio Bella e Bestia) al Maggio all’Infanzia alla valorizzazione delle risorse locali.


La lettera di Carlo Bruni

Mentre la collega Milena Pavone ha letto una lettera inviata al gruppo da
Carlo Bruni, direttore artistico del Rossini nella stagione scorsa: “Non sono arrabbiato con il nuovo Sindaco – si legge nella stessa – che pure immotivatamente ha trovato giusto denigrare il nostro lavoro e dovrebbe, magari, ri tornare su quelle affermazioni gratuite. Io sono dispiaciuto per come questo patrimonio sia stato violato dalla cattiva politica: da egoismi e arrivismi personali equamente distribuiti in tutti gli schieramenti, che contagiano anche le persone migliori.
[…] Con tutto il rispetto per chi è o sarà chiamato a gestire il Rossini, mi fa spavento l’idea che il Teatro Comunale di Gioia possa essere affidato ad un impiegato comunale, piuttosto che ad un esercente cinematografico o ad un’associazione di dilettanti. Sarà vantaggioso economicamente (e mi
permetto di nutrire dei dubbi), sarà più gioiese, ma è sbagliato! Trovo terribile che si indichi come prioritaria la strada del consenso e dei grandi numeri[…]”. Soffermandosi sul Kismet Carlo Bruni specifica nella lettera: “La stabilità del progetto Rossini, i cui esiti, costituiscono ancora un patrimonio di grande valore per Gioia, ha incominciato a vacillare molti anni prima dell’insediamento
di questa Giunta e molte delle ‘offese’ espresse dalla delibera in oggetto, sono state coltivate anche da parti della vecchia maggioranza, accomunate con chi ora amministra la città da due componenti: la perfetta ignoranza di quanto fatto dal Rossini e un’attitudine alla strumentalizzazione politica oggi assai di moda. […] Il Kismet è stato e sarebbe ancora una grande opportunità per Gioia […] però ha commesso due errori: non ha rinunciato all’incarico dopo i primi
anni, con il decadimento dell’indirizzo politico che aveva qualificato l’originaria collaborazione e ha continuato a operare nonostante il conseguente e palese calo di entusiasmo ”.


Il dibattito

Al gruppo “Salviamo il Rossini” ha inviato anche un telegramma il consigliereregionale ed ex Sindaco Sergio Povia, dichiarando di “condividere l’iniziativa”. Nel corso della serata anche Rifondazione Comunista ha espresso il dissenso distribuendo un volantino in cui viene denunciato “L’arretramento
culturale e lavorativo che deriverà dall’attuazione della nuova gestione”. “E’ legittimo – si legge nello stesso – che una nuova Amministrazione decida di intraprendere strade diverse, per quanto a nostro avviso dannose e retrive, ma non permettiamo che si getti fango e si tenti di distruggere
un’esperienza culturale esaltante, costruita con il lavoro e la passione di tantissima gente (citiamo uno per tutti, l’ass. Pino Dentico), esperienza che, alla luce di quanto è nelle intenzioni della nuova Amministrazione, resterà certamente insuperata”. Acceso e appassionato il dibattito che è seguito alla introduzione di Dario Milano e del prof. Giannini, in cui è stato mostrato un aspro
dissenso nei confronti della ormai “famosa” delibera di giunta, da parte di tutti gli intervenuti, da Peppino Vasco, ad Aldo Recchia (“non ho mai visto il sindaco o un consigliere di centro-destra a teatro”), a Nicola Mele (“il cambiamento non deve necessariamente significare distruzione. È una cosa inaccettabile, da frequentatore del teatro mi sento profondamente offeso”), a Letizia Guida,
presidente Università della Terza Età (“Ci hanno presentato un piatto bello e pronto che offende e vuole risparmiare sulle nostre intelligenze ”), a Paola Sorrentino, dell’Associazione Musicale “D.Lobefaro” (“ la partecipazione democratica con cui secondo il sindaco è stata decisa la gestione diretta non esiste ”), a Teresa Genco, a Francesco Dongiovanni, presidente del Circolo Bandeàpart che
nel suo intervento ha sostanzialmente ripreso il volantino di Rifondazione sottolineando quelli che a suo dire sono i danni della gestione diretta: niente più produzioni e laboratori, non ci sarà il maggio all’infanzia, saranno eliminate dal cartellone le associazioni, i costi saranno ridotti sui tagli del personale e sulla riduzione consistente della programmazione, “il teatro sarà aperto solo
per 15 giorni all’anno e per 10 spettacoli di prosa e 5 di cabaret”, ha detto. Le prime proposte Qualcuno però è fortunatamente passato dopo la critica anche alla proposta. Come Paolo Covella (“Nella delibera di giunta ho visto la boria di partito, come diceva Gramsci. Ho visto quanto basta per dire basta perché se non si frena questo piano inclinato potrebbero esserci guai peggiori. Ma
per contrastare questa deriva populista occorre una controproposta di più ampio respiro della cultura evitando la nicchia, l’elitarismo e l’autoreferenzialità”), Melina Procino (“nella relazione c’è una grande mancanza di umiltà e una grande arroganza che si basa su una profonda ignoranza del teatro e del mondo dello spettacolo. La proposta è quella di stare attenti alla stagione e di preparare il
terreno perché l’anno prossimo ci possa essere una sterzata”), Donato Paradiso,: “Facciamo una seduta di consiglio comunale per eliminare dalla delibera di consiglio tutti i riferimenti alla delibera di giunta”.Nel dibattito è intervenuto anche Augusto Masiello, presidente della Cooperativa Kismet che ha rilanciato la proposta di una fondazione di partecipazione e ha aggiunto: “Il comitato deve vivere
e deve aumentare – ha detto – e soprattutto parlare a tutti, di destra e di sinistra, a chi viene a teatro e a chi non viene. E aiutare il povero sindaco che è consigliato male. Perché non deve attaccare e gettare fango su quanto fatto prima. Prima c’era un’amministrazione che rispettava le regole e pagava i canoni, oggi ce n’è una che invece fa finta che ci sia un concorso”.


L’intervento di Filippo Donvito

L’unica voce fuori dal coro è stata quella di Filippo Donvito, presidente della III Commissione (che ha la cultura tra le sue materie di competenza), che ha difeso il progetto di gestione diretta: “Stasera ho ascoltato troppi pregiudizi. Il modello di gestione approvato in consiglio è stato l’unico presentato, dato che nessuno in commissione o in altre sedi ha portato proposte alternative.
Anche nell’incontro avuto con le associazioni, prima che la III Commissione esprimesse il suo parere, ho chiesto eventuali suggerimenti e quei pochi che sono pervenuti sono stati recepiti negli emendamenti sui quali c’è stata grande disponibilità da parte della maggioranza. Nella delibera di
consiglio sono poi stati eliminati tutti i riferimenti alla parte politica della discussa delibera di giunta. E’ inutile chiudersi nelle proteste di piazza, la sfida va fatta sui contenuti. Ognuno di noi ha una propria idea di cultura, ma qui sembra che ne esista una sola, che naturalmente è la vostra.
Se dalla critica non si passa alla proposta, si arriva al muro contro muro che vi vede per forza perdenti perché il centro-destra ha i numeri ed è maggioranza. Ripeto, occorre confrontarsi sui contenuti. Ho visto tanta passione questa sera ma credo che ci sia anche una grande strumentalizzazione politica da parte di chi utilizza la cultura come strumento per fare opposizione”. Interessante anche l’intervento di Marika Girardi che ha chiesto di non dimenticare il
gruppo delle ‘Ombre’. Intanto per domenica 19 ottobre il sindaco ha convocato le associazioni alle ore 10.30 al Rossini per la costituzione del “comitato intersettoriale per il teatro” che avrà lo scopo “di coordinare in chiave sinergica le attività di tutti i soggetti operanti a Gioia nei vari
settori e che possano avere con il teatro proficue interrelazioni”. Longo ha inoltre proposto alle associazioni di designare un loro rappresentante per tale comitato chiedendo di presentare il nome entro il 10 ottobre. Peccato che la lettera a molte associazioni sia arrivata l’11 ottobre e ad altre non sia proprio arrivata… Sarà stato un disguido, ma non è certo il miglior punto di partenza per
ritrovare un dialogo con associazioni che per la maggior parte sono sul piede di guerra, anche alla luce della fondazione di questo nuovo gruppo per “Salvare il Rossini”. Un comitato che però finché continuerà a manifestare il proprio dissenso coniugandola protesta solo al passato, e trincerandosi in un capitolo di una storia che comunque si è conclusa, commetterà lo stesso errore che ha fatto il
centro-destra: quello di guardare solo a quello che è stato e di litigare su qualcosa che non c’è più. Cosa che non certo serve a costruire il futuro. Compito di questo gruppo dovrebbe essere invece quello di guardare avanti, ponendosi in maniera propositiva nei confronti della città e dell’amministrazione, evitando di scendere nella polemica (e nella politica…). Solo così dimostrerà di voler davvero salvare il Rossini.


Patrizia Nettis
da Gioia Oggi, Ottobre (II) 2008

0 commenti: